El mundo elegante que asistió al protagonista no representa nada. Habla de sí mismo de las incertidumbres, dudas y el éxito como un estado mixto: dinero, popularidad, sino también soledad y el miedo de cometer errores. Confiesa que quiere probarse a sí mismo, para averiguar quién es.
¿Cuáles son entonces las señales de Marco, el personaje de la comedia que después de veinte años de televisión (lo veremos en el nuevo episodio de Ultimo) y del cine, regresa por cuarta vez Raoul Bova al teatro, junto a Chiara Francini.
Se llama ‘Dos’ y es la réplica de un pareja que está tratando de pensar en una vida común. "Se trata de una opereta moral, un diálogo epicúreo para mostrar que una cosa es vivir, y una cosa es el matrimonio", explica Luca Minieri, el director de tantas películas pop (de Bienvenidos al sur en la religión No hay más), autor Astutillo Sands y su primera puesta en escena teatral.
"Es la vida real", dice Raoul Bova con una taza de té verde en un bar en la capital, cigarrillo encendido, el abrigo de cuero negro y una cola alrededor de las niñas que buscan autógrafos para las madres y maestros. "Este espectáculo coincide con un período de reflexión sobre el umbral de los 46 están en un momento de transformación, por ejemplo:.. Teatro, involucrarse con una prueba de un actor ... Hace años que no había sufrido tanto, una gran cantidad de ansiedad de rendimiento, como un niño ".
¿Por qué?
"Estaba haciendo cosas para satisfacer las expectativas de los demás. Pero entonces decidí cambiar. Sé que me hice famoso no porque yo era bueno. Como ex -nadador seé que cuando uno gana es porque se entrenó. Pero yo estaba saliendo de la nada. Sí, yo había hecho una historia de ficción italiana sobre los hermanos Abbagnale, pero fue suficiente una escena de sensualidad y el destino cambió, se convirtió en un símbolo sexual. No me gusta esa palabra ".
Bueno, no es realmente una porquería ...
"Pero se ve el caso?
Cuando estaba nadando yo era el perdedor. Las chicas miraron hacia otro más robusto. Entonces, de repente todo cambia. No quiero quejarme, pero he vivido dividido mucho tiempo, la persona que estaba siendo fotografiado para los calendarios, para las películas , siempre la misma, donde estaba la belleza del momento, y lo que nos preguntamos "¿qué estoy viviendo? ".
Y luego?
"Me fui a Los Ángeles, fue el comienzo del milenio, para estudiar. Asistí a cursos, hice el" método Strasberg ", aprendí el idioma, también empecé a hacer audiciones ,algo que nunca había hecho. Y algunos "pagué. Hoy en día, más seguro de mí mismo, lejos de los papeles habituales. desde 2006 empecé en la producción de ‘Io altro’ de Mohsen Melliti, entonces ‘La llama en el hielo, en mayo, vamos a hacer la nueva película de Marco Bocci . Como actor veremos. me gusta Moretti, el Comencini, Amelio, Sorrentino, Verdone, pero si usted ha hecho demasiadas comedias no te llamo. está demasiado cerca. "
Es cierto que irá al Festival de San Remo?
"Nunca ha tenido miedo a ser popular, el vestíbulo del pensamiento de nuestro medio ambiente, los que molestia de hacer ciertas cosas que ya he sufrido:. Como un niño que tenía varias comparaciones con Mastandrea en esto, pero él, debo decir, es el más consistente de todos ".
También tiene mucho de la solidaridad?
". Cuando hubo un terremoto fui a ver los tres alcaldes de Arquata, de Amatrice y Accumoli pregunté si querían algo de mí Me dijeron: Con un centro comunitario." Iocisto "estamos recogiendo fondos".
Ex símbolo sexual con tres hijos?
"Los niños son la salvación. Su bondad y la verdad son un buen impulso. Con los dos mayores, adolescentes, hay un diálogo hermoso. Tienen una madre inteligente y con talento. Por supuesto, en las separaciones hay un gran dolor. Hoy estoy muy tranquilo con Rocío (Muñoz Morales). Nunca lo he dicho, pero hay
mucha la complicidad, se habla mucho ".
Como Paola y Marco en "dos"?
"Hay chistes que he dicho en la vida y el conocimiento que puede tener un futuro en dos a menos que estén juntos con la verdad."
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DEL mondo leggiadro che frequenta da protagonista, non rappresenta niente. Parla di sé raccontando le incertezze, i dubbi e il successo come una condizione mista: soldi, popolarità, ma anche solitudine e terrore di sbagliare. Confessa di avere voglia di mettersi alla prova, di capire chi è. Che poi sono i segni di Marco, il personaggio della commedia che dopo vent'anni di tv (lo vedremo nel nuovo episodio di Ultimo) e cinema, riporta per la quarta volta a teatro Raoul Bova, accanto a Chiara Francini.
Si intitola Due (anteprima il 6 ad Avezzano, poi Faenza, Ancona, dal 3 a Bologna, dal 9 a Roma all'Ambra Jovinelli) ed è il botta e risposta di una coppia di oggi che prova riflettere su una vita comune. "È un'operetta morale, un dialogo epicureo per mostrare che un conto è convivere, un conto il matrimonio", spiega Luca Miniero, il regista di tanti film pop (da Benvenuti al Sud a Non c'è più religione), autore con Astutillo Smeriglia e alla sua prima messa in scena teatrale.
"È vita vera", dice Raoul Bova davanti a una tazza di te verde in un bar della capitale, la sigaretta accesa, il cappotto di pelle nera e intorno una coda di bambine che chiedono autografi per mamme e maestre. "Questo spettacolo coincide con un periodo di ripensamento. Alla soglia dei 46 sono in un momento di trasformazione. Per esempio: fare teatro, mettermi in gioco con una prova d'attore... Anni fa non l'avrei mai fatto. Ho sofferto molto di ansia da prestazione, fin da bambino".
Perché?
"Facevo le cose per rispondere alle aspettative altrui. Ma poi si cambia. So che sono diventato famoso non perché ero bravo. Da ex nuotatore so che quando uno vince è perché si è allenato. Io invece venivo dal nulla. Sì, avevo fatto la fiction Una storia italiana sui fratelli Abbagnale, ma bastò una scena di Piccolo grande amore di Vanzina e il destino cambiò, diventai un sex symbol. Parola che odio".
Bè, non proprio una schifezza...
"Ma vede il caso?
Quando nuotavo ero lo sfigato. Le ragazze guardavano gli altri più aitanti. Poi di colpo cambia tutto. Non voglio lamentarmi, ma ho vissuto a lungo uno sdoppiamento: la persona che veniva fotografata per i calendari, per i film, sempre gli stessi, dove ero il bello di turno, e quello che si chiedeva "che cosa sto vivendo?"".
E poi?
"Sono andato a Los Angeles, era l'inizio del Duemila, per studiare. Ho seguito corsi, ho fatto il "metodo Strasberg", ho imparato la lingua, ho anche iniziato a fare provini cosa che non avevo mai fatto. E un po' sono stato ripagato. Oggi sono più sicuro di me, fuori dai soliti ruoli. Dal 2006 mi sono messo nella produzione prima con Io, l'altro di Mohsen Melliti, poi La fiamma sul ghiaccio. A maggio faremo il nuovo film di Marco Bocci. Da attore invece vedremo. A me piacciono Moretti, la Comencini, Amelio, Sorrentino, Verdone, ma se hai fatto troppe commedie non ti chiamano. C'è troppa chiusura".
È vero che andrà al Festival a Sanremo?
"Mai avuto paura di essere popolare, le lobby di pensiero del nostro ambiente, quelle per cui guai a fare certe cose le ho già subite: da ragazzo ho avuto parecchi confronti con Mastandrea su questo. Ma lui, devo dire, è il più coerente di tutti".
Fa anche molta solidarietà?
"Quando c'è stato il terremoto ai tre sindaci di Arquata, Amatrice e Accumoli ho chiesto se volevano qualcosa da me. Mi hanno detto: un centro di aggregazione. Con "Iocisto" stiamo raccogliendo fondi".
Ex-sex symbol con tre figli?
"I figli sono la salvezza. La loro bontà e verità sono una bella spinta. Con i due più grandi, adolescenti, c'è un bel dialogo. Hanno una madre intelligente e bravissima. Certo, nelle separazioni ci sono grandi dolori ma credo siano momenti passati per tutti. Oggi sono molto sereno con Rocío (Muñoz Morales). Non l'ho mai detto, ma ci
aiutiamo, c'è complicità, parliamo molto".
Come Paola e Marco in "Due"?
"Ci sono battute che io ho detto nella vita e la consapevolezza che si può avere un futuro in due solo se si sta insieme con verità".
