viernes, 11 de marzo de 2022

(Intervista + Fotos) Raoul Bova: "Il mio prete che sa combattere e guardare negli occhi"/Raoul Bova: "Mi sacerdote sabe luchar y mirar a los ojos"



(Fotos: Fabio Lovino)

"Pronto ad ascoltare, forte e complesso perché un sacerdote è prima di tutto un uomo. Don Massimo non è un supereroe". Raoul Bova, 50 anni, raccoglie l'eredità di Terence Hill in Don Matteo 13 (regia di Francesco Vicario, Luca Brignone, Riccardo Donna), dal 31 marzo su Rai 1. Ci sono ruoli che segnano una svolta nella carriera di un attore, la serie col prete detective realizzata da Lux con RaiFiction (la dodicesima stagione ha chiuso con quasi 7 milioni e mezzo di spettatori) si aggiunge - nel percorso televisivo di Bova - a La Piovra e Ultimo, la fiction di Canale 5 in cui interpretava il capitano dei carabinieri che mise faccia a terra Totò Riina. "La piovra" racconta l'attore "era un grandissimo successo in tutto il mondo. Dopo Michele Placido, il mitico commissario Cattani, e Vittorio Mezzogiorno, attore straordinario che venne a mancare nel 1994, per la settima stagione chiamarono me: un ragazzino. Il regista Luigi Perelli fu quasi un papà. Ero concentratissimo su quello che facevo, non volevo sbagliare. Un po' come adesso".

Non è cambiato niente?
"Nulla. Senti solo la responsabilità".

Com'è andata sul set di Don Matteo?
"È una grande famiglia. Con Terence, Nino Frassica, Nathalie Guetta, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico, Pamela Villoresi, Flavio Insinna mi sono sentito accolto. A 50 anni, dopo aver fatto tanti ruoli - d'azione, romantici, anche Francesco d'Assisi, un santo - mi facevo domande. Dopo aver girato Buongiorno mamma con la Lux, mi chiama Luca Bernabei: 'Se ti proponessi Don Matteo?'. Mi sono sentito orgoglioso, pensavo di girare una puntata. Il progetto era diverso e sono subentrate le domande: come, perché, come sarà?".


Chi è don Massimo?
"Per me doveva avere dentro - e fuori - qualcosa di francescano, porta una croce di legno, sta a contatto con la gente, la terra, gli alberi. È un prete fisico, forte, che comunica sicurezza. Gira in moto, ha viaggiato".

 Se dovesse definirlo?
"Un misto tra un missionario e un combattente che lotta per la giustizia. C'è un filo rosso che lo lega a don Matteo: in un momento in cui la morte lo fa vacillare decide di seguire la fede. Don Matteo è il suo mentore, gli dà la possibilità di entrare in seminario, gli spiega come convogliare i dubbi, il malessere, la voglia di fare il bene trasformandoli in qualcosa di concreto".

La preoccupava il confronto con Terence Hill?
"L'ho detto subito: molto bello il personaggio, mi piace moltissimo ma lo faccio a una condizione: voglio incontrare Terence, guardarlo negli occhi e sentire che condivide questa scelta. Il passaggio di testimone me lo deve dare con uno sguardo, come un fratello maggiore, un padre che dice: Vai avanti e continua tu. Volevo da Terence un abbraccio, e quell'abbraccio c'è stato".


Gli ha chiesto consigli?
"Certo. Mi ha detto: 'Sarai un prete nuovo, avrai il tuo nome ed è giusto che trovi la tua strada e il modo di farlo'. A tutte le domande rispondeva: 'Capirai da solo come fare. Sono contento che sei tu, scegliti il nome e capirai la tua missione'. La storia è scritta benissimo (la firmano Mario Ruggeri, Umberto Gnoli, Dario Sardelli, ndr), don Massimo è davvero un prete nuovo. Gli sceneggiatori hanno accolto la mia richiesta: è un prete aperto che ti guarda negli occhi e non ha paura di affrontare le difficoltà. Don Massimo è forte e umano. Come san Francesco anche lui ha combattuto, dentro ha un grande dolore e si fa domande. Non è facile gestire una parrocchia".

 Non rida, lei è anche un prete bello. I rapporti con le donne?
(Ride) "Il tema è serio. Se n'è occupato anche papa Francesco perché privarsi dell'affettività, è un argomento importante, anche i sacerdoti hanno diritto a essere amati. Ma non possono avere rapporti sentimentali. Don Massimo prima del seminario ha avuto una storia con una donna, che tornerà nel racconto. Vivrà momenti in cui è in difficoltà. È prete ed è un uomo".

Vacilla?
"No, ma sicuramente ha un cuore. I preti devono avere fascino, saper trascinare gli altri. Ricordo padre Richard, occhi azzurri, che durante il terremoto di Haiti ci spronava: 'Forza ragazzi, dobbiamo andare lì'. Lo seguivamo tutti" .

Si è interrogato sul bene e il male?
"Certo. L'uomo può essere buono e cattivissimo: come si può arrivare a fare quello che fa Putin? Stiamo perdendo l'umanità, la fede, la speranza. Ho parlato con vari parroci prima di girare la serie, tanti mi hanno detto: il male ci sta accanto, sta a noi andare avanti, credere nell'altro e comportarci nel modo giusto. In Europa è bastato un attimo per far scoppiare la guerra".

Che ha capito?
"Che se oggi vai in piazza con la busta della spesa come l'uomo a Piazza Tienanmen il carrarmato ti schiaccia. C'è bisogno di fratellanza, di un appello forte, un attestato di vicinanza. Se, per assurdo, il Papa andasse in Russia e lo abbracciasse per un quarto d'ora, sono sicuro che Putin appoggerebbe la testa sulla sua spalla, si metterebbe a piangere e chiederebbe scusa".

 

"Dispuesto a escuchar, fuerte y complejo porque un sacerdote es ante todo un hombre. Don Massimo no es un superhéroe". Raoul Bova, de 50 años, recoge el legado de Terence Hill en Don Matteo 13 (dirigida por Francesco Vicario, Luca Brignone, Riccardo Donna), del 31 de marzo en Rai 1. Hay papeles que marcan un punto de inflexión en la carrera de un actor, la serie con el sacerdote detective creada por Lux con RaiFiction (duodécima temporada cerrada con casi 7 millones y medio de espectadores) se suma -en la ruta televisiva de Bova- a La Piovra y Ultimo, la ficción de Canale 5 en la que interpretó al capitán de los carabinieri que detuvó a Totò Riina. "El pulpo", dice el actor, "fue un gran éxito en todo el mundo. Después de Michele Placido, el legendario comisario Cattani, y Vittorio Mezzogiorno, un actor extraordinario que falleció en 1994, para la séptima temporada me llamaron: un jovencito. "El director Luigi Perelli era casi un padre. Estaba muy concentrado en lo que hacía, no quería cometer errores. Un poco como ahora". 

¿No ha cambiado nada?  

"Nada. Solo sientes la responsabilidad". 

¿Cómo te fue en el set de Don Matteo? 

"Es una gran familia. Con Terence, Nino Frassica, Nathalie Guetta, Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico, Pamela Villoresi, Flavio Insinna me sentí bienvenido. A los 50 años, después de haber interpretado muchos papeles: acción, romántico, incluso Francesco, un santo - Me hacía preguntas. Después de filmar Buongiorno mamma con Lux, Luca Bernabei me llama: "¿Si le propongo a Don Matteo?" Me sentí orgulloso, estaba pensando en filmar un episodio. El proyecto era diferente y surgieron preguntas: cómo, ¿por qué, cómo será?”. 

 

¿Quién es Don Massimo? 

“Para mí tenía que tener algo de franciscano por dentro -y por fuera-, lleva una cruz de madera, estar en contacto con la gente, la tierra, los árboles. Es un sacerdote físico, fuerte, que transmite seguridad. Anda en moto , ha viajado". 

¿Si pudiera definirlo? 

 “Una mezcla entre un misionero y un luchador que lucha por la justicia. Hay un hilo rojo que lo une a don Matteo: en un momento en que la muerte lo hace flaquear decide seguir la fe. Don Matteo es su mentor”, le da la oportunidad de ingresar al seminario, explica cómo transmitir las dudas, el malestar, el deseo de hacer el bien transformándolos en algo concreto”.

¿Le preocupaba el enfrentamiento con Terence Hill?

 "Dije de inmediato: el personaje es muy hermoso, me gusta mucho, pero lo hago con una condición: quiero conocer a Terence, mirarlo a los ojos y sentir que comparte esta elección. hermano mayor, un padre que dice : Anda y sigue tú. Quería un abrazo de Terence, y ese abrazo estaba ahí”.

 ¿Le pediste consejo? 

"Por supuesto. Me dijo: 'Serás un nuevo sacerdote, tendrás tu nombre y es justo que encuentres tu camino y la forma de hacerlo'. Elige tu nombre y comprenderás tu misión". "La historia está muy bien escrita (firmada por Mario Ruggeri, Umberto Gnoli, Dario Sardelli, ed.), Don Massimo es realmente un nuevo sacerdote. Los guionistas han aceptado mi pedido: es un sacerdote abierto que te mira a los ojos y es ". No tiene miedo de enfrentar las dificultades. Don Massimo es fuerte y humano. Como Francesco, él también luchó, por dentro tiene un gran dolor y se hace preguntas. No es fácil administrar una parroquia ".  

 No te rías, también eres un sacerdote guapo. ¿Relaciones con mujeres? 

 (Risas) "El tema es serio. El Papa Francisco también lo ha tratado porque privarse de afecto es un tema importante, incluso los sacerdotes tienen derecho a ser amados. Pero no pueden tener relaciones sentimentales. Don Massimo antes del seminario tuvo una romance con una mujer, que volverá a la historia. Vivirá momentos en los que se encuentra en dificultad. Es sacerdote y es hombre”. 

 ¿Vacila?  

“No, pero ciertamente tiene corazón. Los sacerdotes deben tener encanto, saber arrastrar a los demás. Recuerdo al padre Richard, de ojos azules, quien, durante el terremoto de Haití, nos instó: ‘Vamos muchachos, tenemos que ir para allá’. . Todos lo seguimos".

 ¿Se preguntó sobre el bien y el mal? 

 “Claro. El hombre puede ser bueno y muy malo: ¿cómo podemos llegar a hacer lo que hace Putin? Estamos perdiendo la humanidad, la fe, la esperanza. Hablé con varios párrocos antes de rodar la serie, muchos me decían: el mal está cerca”. nosotros, depende de nosotros avanzar, creer en el otro y comportarnos de la manera correcta. En Europa, solo tomó un momento para comenzar la guerra ".  

¿Que entendiste tu? 

 “Que si hoy vas a la plaza con la bolsa de la compra como el hombre de la plaza de Tiananmen, te aplasta el tanque. Hay una necesidad de fraternidad, un llamamiento fuerte, un certificado de cercanía. Si, absurdamente, el Papa fue a Rusia y abrazarlo durante un cuarto de hora, estoy seguro de que Putin apoyaría la cabeza en su hombro, lloraría y se disculparía". 

 

Fuente 

 

Don Matteo