viernes, 25 de octubre de 2024

Intervista/Entrevista a Raoul


Il destino di campione di nuoto si è infranto sotto il peso delle aspettative. Ha fatto i conti con la sua bellezza e con un crollo psicologico durante il primo provino importante. La rabbia, lo sfogo, la liberazione. Un carico di umanità davanti al quale non si può restare indifferenti e Raoul Bova diventa artefice del proprio successo. Da lì una carriera in continua ascesa, passando per il sogno americano e la popolarità in Italia, dov’è in assoluto uno dei volti più amati del piccolo e del grande schermo.
 
Torna a indossare i panni di don Massimo per la nuova stagione di “Don Matteo”. Diretta da Riccardo Donna, Enrico Ianniello e Francesco Vicario, dal 17 ottobre in prima serata su Rai 1, è in onda la serie giunta alla sua 14ª edizione. Nel cast, con il celebre attore e regista romano, il maresciallo Cecchini-Nino Frassica, Natalina e tutti gli altri personaggi che ruotano attorno alla caserma di Spoleto.

«Don Massimo è entrato nell’affetto della gente di Spoleto, è un po’ più sereno. Adesso insegna catechismo ai bambini, religione a scuola e si trova a confronto con una realtà che non si aspettava, la sorella che arriva dal passato e con cui non aveva un buonissimo rapporto, e iniziano pian piano a conoscersi.»

Ricorre il tema del perdono. Dare una seconda opportunità, dunque. Sempre e comunque.

«Trovo che sia estremamente importante. È un atteggiamento che implica il perdono, l’accettazione della diversità, di quegli errori commessi spesso per fragilità. Un pensiero che mi riporta inevitabilmente ai detenuti. Ritengo che sia contro qualsiasi forma di umanità il non voler considerare la possibilità di recuperare una persona che ha sbagliato.»

 

La cronaca riferisce tragicamente di casi di femminicidio e di continue violenze perpetrate sulle donne e sui più deboli. Resta comunque difficile mettersi nei panni di chi subisce la perdita.

«Ammiro quei genitori che hanno la forza di perdonare, pur sapendo ciò che hanno perso e che non riavranno mai più, invece che accanirsi contro chi ha sbagliato. La vita è sacra, anche quella del più feroce degli assassini, e va salvata.»

L’odio, il rancore non sono un deterrente efficace. Talvolta la risposta si trova nel silenzio.

«Ho avuto la possibilità di crescere restando in silenzio ad ascoltare, mantenendo quella sana educazione che mi è stata impartita e soprattutto il rispetto.»

I ricordi, l’infanzia, i suoi genitori, i primi amori. Tanta malinconia ma anche grande voglia di vivere. In quello sguardo c’è un sentimento di fratellanza.

«Osservo il mondo, le persone, quel desiderio incontrollato di voler a tutti i costi indirizzare il nostro cammino, con il risultato di snaturarci. Ed è incredibile come poi la vita raddrizzi il tiro, tracciando una linea invisibile che seguiamo inconsapevolmente e che ci riporta alla nostra essenza. La sfida più difficile è rimanere sé stessi, perché ti mettono a dura prova. La vita ti porta a commettere degli errori e, se non perdi te stesso, sei riuscito a lasciare qualcosa. Umanamente, ho cercato nella gentilezza di ritrovare me stesso. Ed è quello che mi auguro di ricevere dagli altri

 
Su destino de campeón de natación se hizo añicos bajo el peso de las expectativas. La primera gran audición le provocó un colapso psicológico. Ira, arrebato, liberación. Una carga de humanidad ante la que uno no puede permanecer indiferente y Raoul Bova se convierte en el artífice de su propio éxito. A partir de ahí, una carrera en continuo ascenso, pasando por el sueño americano y la popularidad en Italia, donde es absolutamente uno de los rostros más queridos de la pequeña y la gran pantalla.

Vuelves a ponerte en la piel de Massimo para la nueva temporada de «Don Matteo». Dirigida por Riccardo Donna, Enrico Ianniello y Francesco Vicario, la serie, que cumple 14 años, se emitirá a partir del 17 de octubre en horario de máxima audiencia en Rai 1. En el reparto, con el famoso actor y director romano, el mariscal Cecchini-Nino Frassica, Natalina y todos los demás personajes que giran en torno al cuartel de Spoleto.

«Don Massimo ha entrado en el afecto de la gente de Spoleto, está un poco más sereno. Ahora enseña catecismo a los niños, religión en la escuela y se enfrenta a una realidad que no esperaba, su hermana que viene del pasado y con la que no tenía muy buena relación, y poco a poco se van conociendo.»

El tema del perdón es recurrente. Dar una segunda oportunidad, pues. Siempre y en todo caso.

«Eso me parece importantísimo. Es una actitud que implica el perdón, la aceptación de la diversidad, de esos errores que a menudo se cometen por fragilidad. Un pensamiento que me lleva inevitablemente a los presos. Creo que va contra cualquier forma de humanidad no querer considerar la posibilidad de recuperar a una persona que ha obrado mal.»

La crónica relata trágicamente casos de feminicidio y de violencia continua ejercida sobre las mujeres y los más débiles. Sin embargo, sigue siendo difícil ponerse en la piel de quienes sufren la pérdida.

«Admiro a esos padres que tienen la fuerza de perdonar, aun sabiendo lo que han perdido y que nunca recuperarán, en lugar de volverse contra los que han hecho mal. La vida es sagrada, incluso la del asesino más despiadado, y hay que salvarla».

El odio, el resentimiento no son un elemento disuasorio eficaz. A veces la respuesta está en el silencio.

«Tuve la oportunidad de crecer guardando silencio y escuchando, manteniendo la educación sana que me dieron y, sobre todo, el respeto».

Recuerdos, la infancia, tus padres, los primeros amores. Mucha melancolía pero también muchas ganas de vivir. En esa mirada hay un sentimiento de fraternidad.


«Observo el mundo, las personas, ese deseo incontrolado de querer dirigir nuestro camino a toda costa, con el resultado de distorsionarnos a nosotros mismos. Y es increíble cómo la vida luego nos endereza, trazando una línea invisible que seguimos inconscientemente y que nos devuelve a nuestra esencia. El reto más difícil es seguir siendo uno mismo, porque te ponen a prueba. La vida te lleva a cometer errores, y si no te pierdes a ti mismo, has conseguido dejar algo atrás. Humanamente, he intentado con bondad encontrarme a mí mismo. Y eso es lo que espero recibir de los demás».