Corriere Della Sera Milano
6/02/25
L’essere detentore di un record mondiale non salvò il nuotatore ebreo francese Alfred Nakache da Auschwitz. Ma privazioni e violenze non lo piegarono: continuò ad allenarsi come poteva nell’acqua gelida di un bacino idrico e, non solo sopravvisse, ma dopo gli orrori del lager riprese a gareggiare partecipando anche alle Olimpiadi di Londra. La sua storia intrecciata a quella di un altro sopravvissuto (lo psicoterapeuta austriaco Viktor Frankl, promotore del pensiero proattivo), è il cuore de «Il nuotatore di Auschwitz» adattato e diretto da Luca De Bei (luci di Marco Laudando e musiche di Francesco Bova) con cui Raoul Bova è al Lirico da venerdì 7 febbraio. «Tornare a teatro è sempre stato uno stimolo come attore, un modo per sperimentare ma anche la possibilità di comunicare con un pubblico diverso da quello della tv o dei social. Questo è un testo che mi rappresenta, che ho sposato completamente perché mi sono immedesimato nella storia. Soprattutto sono convinto della forza del suo messaggio che è di speranza, di voglia di sopravvivenza».
Ser plusmarquista mundial no salvó de Auschwitz al nadador judío francés Alfred Nakache. Pero las privaciones y la violencia no le doblegaron: siguió entrenándose como pudo en el agua helada de un embalse y no sólo sobrevivió, sino que tras los horrores del lager volvió a competir, participando incluso en los Juegos Olímpicos de Londres. Su historia, entrelazada con la de otro superviviente (el psicoterapeuta austriaco Viktor Frankl, promotor del pensamiento proactivo), es el corazón de «Il nuotatore di Auschwitz», adaptada y dirigida por Luca De Bei (iluminación de Marco Laudando y música de Francesco Bova), con quien Raoul Bova está en el Lírico desde el viernes 7 de febrero. «Volver al teatro siempre ha sido un estímulo como actor, una forma de experimentar pero también una oportunidad de comunicarme con un público diferente al de la televisión o las redes sociales. Este es un texto que me representa, que abracé completamente porque me identifiqué con la historia. Sobre todo, estoy convencido de la fuerza de su mensaje, que es de esperanza, de voluntad de sobrevivir».
Lei conosceva già Alfred Nakache?
«Da ex nuotatore, sono affascinato dal rapporto dell’uomo con l’acqua, un legame primordiale che parte dal grembo materno: l’acqua fa parte della vita, è la vita… Ho raccontato la storia di Nakache — che grazie all’acqua è diventato campione, ha saputo sopravvivere ai campi di sterminio ed è riuscito a tornare a vincere — a Luca De Bei che ne ha tratto un testo ex novo».
«Da ex nuotatore, sono affascinato dal rapporto dell’uomo con l’acqua, un legame primordiale che parte dal grembo materno: l’acqua fa parte della vita, è la vita… Ho raccontato la storia di Nakache — che grazie all’acqua è diventato campione, ha saputo sopravvivere ai campi di sterminio ed è riuscito a tornare a vincere — a Luca De Bei che ne ha tratto un testo ex novo».
¿Conocía ya a Alfred Nakache?
«Como antiguo nadador, me fascina la relación del hombre con el agua, un vínculo primordial que comienza en el vientre materno: el agua forma parte de la vida, es la vida... Le conté la historia de Nakache -que gracias al agua se convirtió en campeón, sobrevivió a los campos de exterminio y consiguió volver a ganar- a Luca De Bei, que elaboró un texto partiendo de cero.
«Como antiguo nadador, me fascina la relación del hombre con el agua, un vínculo primordial que comienza en el vientre materno: el agua forma parte de la vida, es la vida... Le conté la historia de Nakache -que gracias al agua se convirtió en campeón, sobrevivió a los campos de exterminio y consiguió volver a ganar- a Luca De Bei, que elaboró un texto partiendo de cero.
La storia di Nakache si intreccia nella pièce a quella dello psicoterapeuta Viktor Emil Frankl.
«I due uomini sono le due facce di una stessa medaglia: l’uno si salva istintivamente, l’altro trova la salvezza attraverso la ragione e il pensiero».
«I due uomini sono le due facce di una stessa medaglia: l’uno si salva istintivamente, l’altro trova la salvezza attraverso la ragione e il pensiero».
La historia de Nakache se entrelaza en la obra con la del psicoterapeuta Viktor Emil Frankl.
«Los dos hombres son dos caras de la misma moneda: uno se salva instintivamente, el otro encuentra la salvación a través de la razón y el pensamiento».
«Los dos hombres son dos caras de la misma moneda: uno se salva instintivamente, el otro encuentra la salvación a través de la razón y el pensamiento».
Lei dà voce a entrambi, quanto è difficile con personalità così diverse?
«In realtà rappresentano due aspetti di me. Mi viene facile immedesimarmi in un personaggio che sfodera un tale istinto di sopravvivenza; ma non ho difficoltà a specchiarmi nel pensiero di Frankl perché sono uno che si mette continuamente a confronto con realtà più difficili, con persone che hanno subito tragedie e sono riemerse. Il loro dramma mi insegna quanti abbiano attraversato l’inferno e, malgrado tutto, si siano salvati. Il loro esempio è un insegnamento a rompere le gabbie in cui ci chiudiamo da soli o ci lasciamo chiudere, a superare il malessere, il pessimismo cosmico che ci pervade oggi: dalle sofferenze e dalle umiliazioni che ciascuno subisce si può uscire pensando a quello che ci può dare in futuro la vita».
«In realtà rappresentano due aspetti di me. Mi viene facile immedesimarmi in un personaggio che sfodera un tale istinto di sopravvivenza; ma non ho difficoltà a specchiarmi nel pensiero di Frankl perché sono uno che si mette continuamente a confronto con realtà più difficili, con persone che hanno subito tragedie e sono riemerse. Il loro dramma mi insegna quanti abbiano attraversato l’inferno e, malgrado tutto, si siano salvati. Il loro esempio è un insegnamento a rompere le gabbie in cui ci chiudiamo da soli o ci lasciamo chiudere, a superare il malessere, il pessimismo cosmico che ci pervade oggi: dalle sofferenze e dalle umiliazioni che ciascuno subisce si può uscire pensando a quello che ci può dare in futuro la vita».
Usted pone voz a ambos, ¿es difícil con personalidades tan diferentes?
«En realidad representan dos aspectos de mí. Me resulta fácil identificarme con un personaje que tiene tal instinto de supervivencia; pero no me cuesta reflejarme en el pensamiento de Frankl porque soy alguien que se enfrenta constantemente a realidades más difíciles, con personas que han sufrido tragedias y han resurgido. Su tragedia me enseña cuántos han pasado por el infierno y, a pesar de todo, se han salvado. Su ejemplo es una lección para romper las jaulas en las que nos encerramos o nos dejamos encerrar, para superar el malestar, el pesimismo cósmico que hoy nos invade: del sufrimiento y la humillación que cada uno sufre, se puede salir pensando en lo que la vida nos puede dar en el futuro».
«En realidad representan dos aspectos de mí. Me resulta fácil identificarme con un personaje que tiene tal instinto de supervivencia; pero no me cuesta reflejarme en el pensamiento de Frankl porque soy alguien que se enfrenta constantemente a realidades más difíciles, con personas que han sufrido tragedias y han resurgido. Su tragedia me enseña cuántos han pasado por el infierno y, a pesar de todo, se han salvado. Su ejemplo es una lección para romper las jaulas en las que nos encerramos o nos dejamos encerrar, para superar el malestar, el pesimismo cósmico que hoy nos invade: del sufrimiento y la humillación que cada uno sufre, se puede salir pensando en lo que la vida nos puede dar en el futuro».
I tre giorni al Lirico la fanno tornare a Milano, che rapporto ha con la città?
«Negli anni ho sempre vissuto Milano grazie al teatro. Con “Macbeth Clan“ nel 1998 al Piccolo rimasi in città per settimane e mi innamorai del suo centro, della sua cultura, dei suoi palazzi… Questa volta, impegnato con le riprese della fiction “Buongiorno, mamma!“, starò poco ma chiamerò il mio amico Magnini per andare ad allenarmi in uno dei tanti impianti sportivi della città!».
«Negli anni ho sempre vissuto Milano grazie al teatro. Con “Macbeth Clan“ nel 1998 al Piccolo rimasi in città per settimane e mi innamorai del suo centro, della sua cultura, dei suoi palazzi… Questa volta, impegnato con le riprese della fiction “Buongiorno, mamma!“, starò poco ma chiamerò il mio amico Magnini per andare ad allenarmi in uno dei tanti impianti sportivi della città!».
Los tres días en el Lirico le traen de vuelta a Milán, ¿cuál es su relación con la ciudad?
A lo largo de los años siempre he vivido Milán gracias al teatro. Con «Macbeth Clan» en 1998 en el Piccolo, me quedé en la ciudad durante semanas y me enamoré de su centro, su cultura, sus edificios... Esta vez, ocupado con el rodaje de la serie de televisión «Buongiorno, mamma!», no me quedaré mucho tiempo, ¡pero llamaré a mi amigo Magnini para ir a entrenar a una de las muchas instalaciones deportivas de la ciudad!».
A lo largo de los años siempre he vivido Milán gracias al teatro. Con «Macbeth Clan» en 1998 en el Piccolo, me quedé en la ciudad durante semanas y me enamoré de su centro, su cultura, sus edificios... Esta vez, ocupado con el rodaje de la serie de televisión «Buongiorno, mamma!», no me quedaré mucho tiempo, ¡pero llamaré a mi amigo Magnini para ir a entrenar a una de las muchas instalaciones deportivas de la ciudad!».