E quella frase al termine del monologo ” Il nuotatore di Auschwitz” che
Raoul Bova ha scandito con semplicità e passione, ” Alla fine ciò che
vince è solo l’amore”, ha sintetizzato una storia e una speranza per un
mondo contrassegnato da tanti conflitti, come quelli in corso in
Ucraina e in Palestina, coperti da ipocrisie, silenzi, intrisi di
opportunismi, strategie di un nuovo ”ordine-disordine” mondiale che non
promette nulla di buono. E Raoul Bova, protagonista di tante fiction di
successo, con la storia (vera) del nuotatore franco tunisino di origini
ebraiche Alfred Nackache https://giornalemio.it/cronaca/ferrandina-il-nuotatore-di-auschwitz-interpretato-da-raoul-bova/
che sopravvive alla prigionia, raccontata con lucida crudezza, che gli
toglie la moglie Paulette e la figlia Annie finite nella camera a gas,
ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico del teatro ”Mimì Bellocchio”.
Lo ha fatto con un monologo, sullo sfondo dei ricordi, dei primi
contatti con l’acqua ”fonte di vita e di amore per la natura” , con lo
sport, con i successi, le competizioni e di quello spirito di squadra
che aiuta a superare tante difficoltà. Ricordi di una narrazione
alternata tra un leggìo e l’altro, quasi a far recitare un protagonista
tornato all’acqua per sempre, dopo l’ultima fatale bracciata…di amore,
giustizia, pace e passione . Il pubblico di Ferrandina, per quello
spettacolo fuori cartellone che ha fatto registrare il tutto esaurito,
gli ha tributato applausi. E lui, Raoul Bova, ha ricambiato soprattutto
le tante donne che hanno apprezzato la disponibilità a posare per una
foto ricordo e,naturalmente, per baci e abbracci che sono andati avanti
fino a tardi…
Y aquella frase al final del monólogo «El nadador de Auschwitz» que Raoul Bova articuló con sencillez y pasión, «Al final, lo que vence es sólo el amor», resumía una historia y una esperanza para un mundo marcado por tantos conflictos, como los que tienen lugar en Ucrania y Palestina, cubiertos de hipocresías, silencios, impregnados de oportunismos, estrategias de un nuevo «orden-desorden» mundial que no promete nada bueno. Y Raoul Bova, protagonista de tantos dramas de éxito, con la historia (real) del nadador franco-tunecino de origen judío Alfred Nackache https://giornalemio.it/cronaca/ferrandina-il-nuotatore-di-auschwitz-interpretato-da-raoul-bova/ que sobrevive al encarcelamiento, contado con lúcida crudeza, llevándose a su mujer Paulette y a su hija Annie que acabaron en la cámara de gas, mantuvo en vilo al público del teatro «Mimì Bellocchio»
Lo hizo con un monólogo, sobre un fondo de recuerdos, de sus primeros contactos con el agua, «fuente de vida y amor a la naturaleza». Con el deporte, con los éxitos, las competiciones y ese espíritu de equipo que ayuda a superar tantas dificultades. Recuerdos de una narración que se alternaba entre atril y atril, casi como si un protagonista hubiera vuelto al agua para siempre, tras el último golpe mortal... de amor, de justicia, de paz y de pasión. El público ferrandino, para esa función fuera de cartel que agotó las entradas, le dedicó una gran ovación. Y él, Raoul Bova, devolvió los aplausos, especialmente de las numerosas mujeres que agradecieron su disposición a posar para una foto de recuerdo y, por supuesto, para besos y abrazos que se prolongaron hasta tarde...