Un uomo solo in scena, un fascio di luce che taglia il buio come una corsia d’acqua: così si apre lo spettacolo che ha emozionato il pubblico del Teatro Delle Arti di Salerno lo scorso weekend. Raoul Bova, guidato dalla regia di Luca De Bei, presta corpo e voce ad Alfred Nakache, il nuotatore ebreo francese che sfidò la morte e la disumanità di Auschwitz trovando nel nuoto la forza per restare vivo.
‘Il nuotatore di Auschwitz’ intreccia la vicenda dell’atleta francese di origine ebraica – campione e detentore di un record mondiale prima della deportazione nel campo di sterminio – con quella dello psichiatra Viktor E. Frankl, autore del celebre Uno psicologo nei lager. Due figure simboliche di resistenza morale e spirituale che, in modo diverso, seppero affrontare l’orrore trovando un senso alla sofferenza.
L’attore romano, che nella sua giovinezza è stato nuotatore agonista, porta in scena con naturalezza la fisicità e la disciplina del suo personaggio, restituendo a Nakache la dignità di un uomo che, anche prigioniero e privato di tutto, non rinunciò mai al gesto liberatorio del nuoto. Le immagini di Marco Renda, le luci di Marco Laudando e le musiche originali di Francesco Bova contribuiscono a creare un’atmosfera intensa, sospesa tra il ricordo e la speranza, mentre i costumi di Francesca Schiavon e l’attenta collaborazione alla regia di Barbara Porta completano un impianto scenico sobrio ma potente.
“Ho costruito lo spettacolo attorno
alla figura carismatica di Raoul Bova, che con grande generosità si fa
tramite per raccontare la storia del nuotatore Alfred Nakache e dello
psicanalista Viktor Frankl. Raoul dialoga con il pubblico, portando
nella vicenda la propria sensibilità e la propria esperienza di atleta”
aveva raccontato il regista Luca De Bei.
“La scena è essenziale, segnata da linee di luce che diventano corsie di
piscina, rotaie, percorsi dell’anima. Le immagini e le musiche creano
un ambiente sospeso, poetico e struggente. Quella di Nakache non è solo
una testimonianza di dolore, ma un esempio di resistenza e di ricerca
del senso dell’esistenza. Alfred e Viktor sono le due facce di una
stessa medaglia: l’azione e la riflessione, la sopravvivenza e la
comprensione. Attraverso loro, il pubblico può scoprire il significato
più profondo della vita”.
Applausi convinti e lunghi minuti di silenzio dopo il finale hanno testimoniato il coinvolgimento profondo del pubblico. Lo spettacolo non solo racconta una pagina di storia, ma invita a riflettere sulla capacità umana di resistere e di dare un significato anche al dolore più estremo. Un debutto di stagione che dunque lascia il segno, ricordando che, come insegna Frankl, “chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come”.
Un hombre solo en el escenario, un rayo de luz que atraviesa la oscuridad como un arroyo: así comenzó el espectáculo que cautivó al público del Teatro Delle Arti de Salerno el fin de semana pasado. Raoul Bova, bajo la dirección de Luca De Bei, da vida a Alfred Nakache, el nadador franco-judío que desafió a la muerte y la inhumanidad en Auschwitz, encontrando en la natación la fuerza para sobrevivir.
«El nadador de Auschwitz» entrelaza la historia del atleta francés de origen judío —campeón y plusmarquista mundial antes de su deportación al campo de exterminio— con la del psiquiatra Viktor E. Frankl, autor del célebre libro «Un psicólogo en los campos». Dos figuras simbólicas de resistencia moral y espiritual que, cada una a su manera, afrontaron el horror y hallaron sentido a su sufrimiento.
El actor romano, nadador de competición en su juventud, traslada con naturalidad al escenario la fisicalidad y la disciplina de su personaje, devolviendo a Nakache la dignidad de un hombre que, incluso prisionero y despojado de todo, jamás renunció al acto liberador de la natación. Las imágenes de Marco Renda, la iluminación de Marco Laudando y la música original de Francesco Bova contribuyen a crear una atmósfera intensa, suspendida entre la memoria y la esperanza, mientras que el vestuario de Francesca Schiavon y la atenta dirección de Barbara Porta completan una escenografía sobria pero impactante.