jueves, 14 de noviembre de 2024

(Intervista/Entrevista) Raoul Bova da Don Matteo al teatro: "Non sono una scatola vuota. Ognuno ha il suo lager personale"/Raoul Bova de Don Matteo al teatro: 'No soy una caja vacía. Cada uno tiene su propi lager'


In occasione della messa in scena de Il nuotatore di Auschwitz al Teatro Parioli di Roma, in programma dal 27 novembre all’8 dicembre, Raoul Bova racconta il forte significato del suo nuovo spettacolo. Al centro della rappresentazione, la storia di due personaggi realmente esistiti, Alfred Nakasch, nuotatore sopravvissuto all’Olocausto, e Viktor Frankl, psicologo austriaco, che con le loro vite simboleggiano resilienza e speranza. Bova descrive l’opera come un omaggio alla forza dell’animo umano, un invito a non arrendersi e a riscoprire il valore della vita, anche nei momenti più bui.

Durante l’intervista, Bova parla anche dell’enorme successo ottenuto con Don Matteo, ruolo che gli ha permesso di raggiungere un pubblico ancora più vasto e trasversale. Il personaggio che interpreta nella celebre serie lo ha reso uno degli attori più amati in Italia, un ruolo che accoglie con gratitudine, ma che affronta sempre con la consapevolezza della responsabilità che ne deriva. Essere così apprezzato dal pubblico, infatti, lo spinge a scegliere progetti che possano ispirare e portare un messaggio positivo.

Per Bova, il teatro diventa un mezzo per trasmettere messaggi di speranza e riflessione, alternando successi televisivi come Don Matteo a opere che esplorano temi profondi, dimostrando la sua versatilità e il suo impegno nel coinvolgere ed emozionare il pubblico.

Com’è nata in te questa voglia di comunicare un messaggio così forte?

"Essere genitore mi ha sensibilizzato ancora di più, soprattutto in un periodo in cui si sentono continuamente notizie di violenza, bullismo e femminicidi. Questo spettacolo è anche una risposta a queste difficoltà e una testimonianza per chi attraversa momenti duri: c’è sempre una via d’uscita. Abbiamo tutti, in qualche modo, il nostro "lager" personale, momenti in cui ci sentiamo privati della nostra identità e dei nostri diritti. Attraverso questa rappresentazione possiamo offrire spunti, suggerimenti o anche solo una forma di ascolto. Ho sentito l’urgenza di affrontare questo progetto ancor prima come essere umano piuttosto che artista, è una di quelle cose che ti arrivano dentro e spero di poter far arrivare qualcosa di questa emozione".

Come cittadino, che posizione hai su questi temi?

"Sono assolutamente contrario a qualsiasi tipo di violenza. Però, questo spettacolo non vuole essere una denuncia, ma è un inno alla vita, un invito a vivere e sopravvivere, a restare in questo mondo senza lasciarsi andare. Se c’è da combattere o protestare, bisogna farlo, ma senza rimanere passivi. Il significato dello spettacolo è proprio questo: non lasciarsi scorrere la vita addosso"

Pensi che lo spettacolo possa toccare anche i più giovani?

"Sì, sicuramente. C’è una storia d’amore che rende il messaggio accessibile anche ai giovani. Voglio comunicare loro quanto siano importanti l’affetto e il sostegno reciproco. Per uno dei personaggi, è proprio l’amore a dargli la forza di sopravvivere. E poi c’è il nuoto, visto come disciplina sia fisica che mentale: un impegno che insegna a sopportare sacrifici per raggiungere un obiettivo. Anche se può sembrare uno sport individuale, il nuoto in staffetta richiede responsabilità e collaborazione. È una grande lezione di vita, che fa capire il valore della cooperazione".

Cosa ti ha emozionato di più nello spettacolo?

"La musica di mio figlio Francesco. È lui ad aver composto le colonne sonore e ogni sera, ascoltandole, mi sembra di ricevere una mano tesa, un sostegno. Per me, come padre, è una grande emozione vedere quanto impegno e passione ci ha messo. È un’esperienza straordinaria condividere con lui qualcosa di così importante".

Com’è stato lavorare con Luca (De Bei, autore e regista) in questo spettacolo?

"Luca è una persona di grande cultura e sensibilità. Abbiamo lavorato insieme su ogni parola del testo, su ogni frase, cercando di viverle pienamente, non solo di recitarle. Questo spettacolo richiede un’apertura emotiva, più che una tecnica precisa. Con Luca siamo riusciti a immergerci nei personaggi di Alfred e Viktor, portando in scena le loro storie di sofferenza e forza".

Raoul stai vivendo uno straordinario successo con Don Matteo tornando con grandi ascolti, come te lo spieghi? Il fatto di essere un attore che muove le masse di pubblico può aiutare a portare a teatro un pubblico che solitamente non verrebbe?

"Il successo di pubblico per il ritorno di Don Matteo fa piacere, ma non penso che sono un attore che muove le masse. Credo che le persone non guardino o seguano Raoul Bova in quanto tale, ma piuttosto perché nella mia carriera sono sempre stato attento alle scelte che ho fatto. Ho sempre cercato di fare scelte ponderate e di dare loro significato per i progetti che ho affrontato, credo che questo sia arrivato al pubblico. Se fossi stato una scatola vuota non penso che il pubblico mi avrebbe seguito".

Raoul Bova dà dunque l’appuntamento al pubblico con il suo spettacolo teatrale in Il nuotatore di Auschwitz e con il ritorno di Don Matteo su Rai 1, dove il 21 novembre dovremmo assistere all’atteso ritorno di Terence Hill. Un doppio appuntamento imperdibile per vivere storie di speranza e coraggio.

 

Con motivo de la puesta en escena de Il nuotatore di Auschwitz en el Teatro Parioli de Roma, prevista del 27 de noviembre al 8 de diciembre, Raoul Bova habla del fuerte significado de su nueva obra. En el centro de la obra está la historia de dos personajes de la vida real, Alfred Nakasch, un nadador que sobrevivió al Holocausto, y Viktor Frankl, un psicólogo austriaco, cuyas vidas simbolizan la resistencia y la esperanza. Bova describe la obra como un homenaje a la fuerza del alma humana, una invitación a no rendirse y a redescubrir el valor de la vida, incluso en los momentos más oscuros.

Durante la entrevista, Bova habla también del enorme éxito que alcanzó con Don Matteo, un papel que le ha permitido llegar a un público aún más amplio y transversal. El personaje que interpreta en la famosa serie le ha convertido en uno de los actores más queridos de Italia, un papel que acepta con gratitud, pero que afronta siempre consciente de la responsabilidad que conlleva. Ser tan apreciado por el público, de hecho, le empuja a elegir proyectos que puedan inspirar y aportar un mensaje positivo.

 Para Bova, el teatro se convierte en un medio para transmitir mensajes de esperanza y reflexión, alternando éxitos televisivos como Don Matteo con obras que exploran temas profundos, lo que demuestra su versatilidad y su compromiso para atraer y emocionar al público.

 ¿Cómo surgió en usted este deseo de transmitir un mensaje tan fuerte?

«Ser padre me ha sensibilizado aún más, sobre todo en una época en la que oímos constantemente noticias sobre violencia, acoso escolar y feminicidios. Este espectáculo es también una respuesta a estas dificultades y un testimonio para quienes atraviesan momentos difíciles: siempre hay una salida. Todos tenemos, de alguna manera, nuestro «lager» personal, momentos en los que nos sentimos privados de nuestra identidad y nuestros derechos. A través de esta actuación podemos ofrecer reflexiones, sugerencias o incluso simplemente una forma de escucha. Sentí la urgencia de abordar este proyecto más como ser humano que como artista, es una de esas cosas que se te meten dentro y espero poder transmitir algo de esta emoción».

Como ciudadano, ¿cuál es su postura ante estos temas?

«Estoy absolutamente en contra de cualquier tipo de violencia. Sin embargo, este espectáculo no pretende ser una denuncia, sino un canto a la vida, una invitación a vivir y sobrevivir, a permanecer en este mundo sin dejarse ir. Si hay que luchar o protestar, hay que hacerlo, pero sin permanecer pasivo. El sentido del espectáculo es precisamente éste: no dejar pasar la vida».


¿Cree que la obra puede llegar también a las generaciones más jóvenes?

Sí, sin duda. Hay una historia de amor que hace que el mensaje sea accesible también a los jóvenes. Quiero transmitirles lo importantes que son el afecto y el apoyo mutuo. Para uno de los personajes, es el amor lo que le da la fuerza para sobrevivir. Y luego está la natación, vista como una disciplina tanto física como mental: un compromiso que enseña a soportar sacrificios para alcanzar una meta. Aunque pueda parecer un deporte individual, la natación por relevos exige responsabilidad y cooperación. Es una gran lección de vida, que te hace darte cuenta del valor de la cooperación.

¿Qué es lo que más le ha emocionado del espectáculo?

«La música de mi hijo Francesco. Él es quien compuso las bandas sonoras y cada noche, al escucharlas, siento como si recibiera una mano tendida, un apoyo. Para mí, como padre, es una gran emoción ver cuánto empeño y pasión ha puesto en ello. Es una experiencia extraordinaria compartir algo tan importante con él».

¿Cómo ha sido trabajar con Luca (De Bei, autor y director) en este espectáculo?

Luca es una persona de gran cultura y sensibilidad. Trabajamos juntos en cada palabra del texto, en cada frase, intentando vivirlas plenamente, no sólo recitarlas. Este espectáculo requiere una apertura emocional, más que una técnica precisa. Con Luca, conseguimos sumergirnos en los personajes de Alfred y Viktor, llevando a escena sus historias de sufrimiento y fuerza».

Raoul, usted está experimentando un éxito extraordinario con el regreso de Don Matteo, con grandes índices de audiencia, ¿cómo lo explica? ¿El hecho de que usted sea un actor que mueve a las masas puede ayudar a llevar al teatro a públicos que habitualmente no acudirían?

«El éxito de público por el regreso de Don Matteo es un placer, pero no creo que yo sea un actor que mueva a las masas. Creo que la gente no ve o sigue a Raoul Bova como tal, sino más bien porque en mi carrera siempre he tenido cuidado con las elecciones que he hecho. Siempre he intentado hacer elecciones meditadas y darles un sentido a los proyectos que he abordado, creo que esto ha llegado al público. Si hubiera sido una caja vacía, no creo que el público me hubiera seguido».

Así pues, Raoul Bova cita al público con su representación teatral en Il nuotatore di Auschwitz y con el regreso de Don Matteo en la Rai 1, donde el 21 de noviembre deberíamos asistir al esperado regreso de Terence Hill. Una doble cita ineludible para vivir historias de esperanza y coraje. 

 Fuente 

 

Fotos

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🎭Il nuotatore di Auschwitz